Come da consiglio, ci fermiamo a Bukhara una piccola oasi nel deserto, un tempo ricca città-mercato, oggi piena di bazar. Passiamo la notte in un hotel molto particolare, si chiama Mecktar Ambar, è una madrasa (scuola coranica) del XIX` secolo, è molto suggestivo, silenzioso e rilassante: cortile circolare con soppalco, camere angolari rivestite da tappeti e stoffe. Siamo vicini al centro storico, camminando si percepisce ancora come dovevano essere in passato le città lungo la via della seta. Il colore prevalentemente è il marrone degli edifici, che viene abbellito dai colori sgargianti delle stoffe, dei tappeti e delle porcellane. In città sembra che ci sia una grande festa: nei ristoranti c’è musica dal vivo, le fontane nella piazze sono illuminate e orde di turisti passeggiano curiosando tra le bancarelle.
La tappa successiva è Samarcanda, la strada per arrivarci costeggia immense coltivazioni di cotone. Ci fermiamo per scattare una foto: gli adulti sono occupati nella raccolta e i ragazzini sopra i camion giocano con le montagne di cotone… alcune donne, incuriosite dal nostro equipaggiamento, si avvicinano e ci omaggiano con di bei batuffoli bianchi e morbidi.
Arrivati in città, troviamo sistemazione all’hotel Furkat, molto caratteristico e tranquillo, si trova dietro una delle piazze più belle dell’Asia centrale, Piazza Registan. L’hotel è una madrase rivestite di maioliche blu, gialle, verdi e azzurre… per cena assistiamo anche a una sfilata di moda all’art cafè: 3 uomini suonano una musica molto piacevole e le donne sfilano tra i tavoli, mostrando gli abiti tradizionali della boutique.
Oltre ai vari mausolei e necropoli ci facciamo rapire dal fascino del grande bazar: i colori accesi della verdura, il profumo del pane e delle spezie, i sorrisi d’oro dei venditori… il rumore della vita quotidiana… qui i vestiti colorati di stoffe pregiate risaltano la bellezze delle donne, gli occhi azzurri da gatta si mescolano con quelli neri a mandorla. Gli uomini sono eleganti, chi con capelli biondi, chi con i baffi e chi con il colbacco… un mix che lascia senza tregua i sensi. Samarcanda è una città che ricorda la fiaba delle mille e una notte e noi ci facciamo avvolgere dal suo fascino.
La città successiva è la capitale, Tashkent, qui siamo ospitati per vari giorni da Baris, un ragazzo che abbiamo conosciuto durante la lunga attesa del traghetto per il Mar Caspio. Lui parla russo e noi italiano, una bella scommessa capirci! Ma un po’ a gesti, un po’ grazie al figlio (che parla inglese) e un po’ usando google traslator, passiamo delle piacevoli giornate in compagnia del nostro nuovo amico e della sua famiglia, che ci ha aperto le porte di casa, facendoci sentire da subito ospiti benvoluti. Ne approfittiamo per fargli assaggiare un po’ di cucina italiana e spiegargli come si cucina la pasta. Baris ci aiuta moltissimo per risolvere le varie pratiche per la spedizione della Lambretta in india, e per non farci “fregare” durante gli acquisti al bazar.
Dormiamo finalmente sonni tranquilli abbassando i livelli di tensione, ma sabato, al risveglio sembra che ci sia passato sopra un camion..febbre alta, dissenteria, mal di stomaco, mal di testa e di ossa, Erpes, occhio infiammato…chi più ne ha più ne metta!..per fortuna abbiamo un tetto sopra la testa e persone che si preoccupano di noi coccolandoci in tutti i modi.. dall’ Italia il nostro team medico si attiva per prescriverci la cura.
Tra le cose più buone che abbiamo mangiato in Uzbekistan ricordiamo il Plov (riso,carote e carne stufata), il pane (di forma circolare e decorato da motivi geometrici) la samsa (fagottini di pasta sfoglia ripieni di carne, cipolle, patate e noci) lo shashlyk (spiedo di carne di montone) il manty ( tortellini al vapore ripieni di macinato e cipolla).
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