L’autobus arriva a Santiago che è mattina, prendiamo un collegamento per l’aereoporto e scendiamo nella zona cargo, l’operazione è velocissima e così riabbracciamo VaLentina.. superato il problema benzina, grazie alla generosità di un motociclista, partiamo in direzione Valparaiso, ma poco dopo grippiamo… c’è tanto vento e sbandiamo qua e la su una strada trafficatissima… le spiagge sono inondate di gente e nella zona piu turistica c’è la fila al di fuori dei centri commerciali.

Prendiamo la prima fregatura mangiando pesce in un ristorante carino, ma eravamo in cerca di wifi per trovare un posto dove dormire. Finiamo così alla posada del parco, in un bel posto nella natura ma caro arrabbiato, come d’altronde tutto qui in Cile.
Facciamo l’assicurazione (che è obbligatoria) online con Hdi e poi pronti per partire ma VaLe non ne vuole saperne di stare in moto… dopo un po’ di prove Filippo si accorge che una candela è mezza staccata e non fa contatto. Ora sì che si può andare!

Il mare è ondoso con spiaggioni immensi, l’aloe vera cresce ovunque e ci sono tanti cavalli al pascolo, stasera finiamo in un ristorantino rustico a Los Vilos dove mangiamo una deliziosa zuppa di pesce e empanadas di granchio ottime.

Proseguiamo per Herradura, iniziano le dune di sabbia e la steppa..un unica pianta, il cactus!
La strada è un cimitero, tombe, croci e cappelle familiari ogni pochi metri, d’altronde qui è pericoloso causa nebbia e gli incidenti sono frequentissimi, ogni tanto qualche area di servizio e qualche venditore di formaggio interrompe la desolazione del deserto..stop a Copiapo, città incastrata tra vulcani, miniere e alte montagne aride.

La costante qui in Cile è la nebbia, la plastica buttata per strada e le tombe. La routa 5 è nuova, ma al di fuori le strade sono sabbiose, i villaggi sul mare sono indietro anni luce e c’è tanta poverta. Ci fermiamo a TalTal dove abbiamo modo di scambiare 4 chiacchiere con una cilena che parla italiano. Proseguiamo sempre sul mare, tra calette di sabbia scura e rocce.  In cerca di benzina finiamo a Hornos, villaggio con case vacanze carino, un ragazzo in bici ci accompagna a casa sua per procurarci un po’ di benza, si va avanti verso Antofagasta,il vento sempre in faccia, lungo la strada fabbriche giganti inpolverate. La città ha ritmi lenti. La siesta pomeridiana è d’obbligo, i negozi non riaprono prima delle 5 del pomeriggio e i ristoranti alle 9 di sera. Riprendiamo per il mare dove in tanti campeggiano in grandi tendopoli, ricordano un po’ i nostri campi circensi.

Superiamo un cimitero gatico e delle rovine e ci fermiamo a Tocopilla per la notte. Il panorama, cupo e nebbioso, è sempre lo stesso: qualche catapecchia sugli scogli, qualche pescatore solitario, chi raccoglie montagne di alghe per poi stenderle ad asciugare e avvoltoi ad ali aperte rivolti verso il sole. Arriviamo alla città di Iquique con la sua altissima duna dorata, proseguiamo verso le montagne fino a un infinito altopiano desertico. Questi luoghi sono un susseguirsi di miniere, cave, depositi e camion che fanno avanti e dietro, il deserto non finisce più, superiamo anche Arica diretti al confine ma lo scenario rimane identico.

Il desertico Cile
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