Piove, Zaw, il nostro tour leader, ci accoglie e ci accompagna all’ufficio custom per sbrigare le pratiche di ingresso, ci presenta il resto dello staff, tutti sorridenti e impeccabili nel loro vestito tradizionale. Prima di riprendere il viaggio dobbiamo aspettare altri due motociclisti italiani, sono in ritardo, rallentati dalla pioggia. L’ attesa è resa più piacevole da un ottimo pranzo offerto dal comandante..in pochi minuti l’ufficio pieno di scartoffie si trasforma in una mensa, con tavola imbandita e tanti commensali.
Ecco Fabio e Anna bagnati fradici, anche loro hanno avuto qualche problema nel riconoscere gli uffici nel lato indiano, senza indicazioni né cartelli è facile sbagliarsi! Questa coppia dall’isola d’Elba è partita in sella a una Bmw per girare il mondo, condivideremo con loro i prossimi 10 giorni!
Per guidare il proprio mezzo in Myanmar serve un permesso speciale e una macchina che ti segue con driver, guida locale e un ispettore del ministero dei trasporti. Seguiamo il consiglio di altri viaggiatori e ci affidiamo all’agenzia Myanmar senses family, che consigliamo a nostra volta. Io e Anna prendiamo subito possesso della fila centrale del Van, mentre gli uomini continuano a guidare le loro moto (Và Lentina è piccolina in confronto al gs800 di Fabio) prima tappa Kalaymyo, finalmente dormiamo in un hotel con l’H maiuscola (il prezzo del tour comprende anche gli alberghi e le colazioni!!). La strada per Monywa è stretta e sterrata, si superano vari ponti in ferro e si sale e scende da verdi colline. Intorno a noi risaie a perdita d’occhio, nei piccoli villaggi c’è ordine, le case sono tendenzialmente su palafitte di legno, carretti trainati da buoi attraversano lentamente la strada, il panorama è bello e dai colori vivaci; il resort di oggi ha vari bungalow affacciati sul fiume, un elegante sala per la ristorazione e una grande piscina..ci rilassiamo e scattiamo un po’ di foto al 2° Budda più alto del mondo e a una grande pagoda tempestata di piccoli Budda tutti lavorati e incastrati nei posti più assurdi; il tramonto lo ammiriamo su un lungo ponte di legno che attraversa un lago a Mandalay.
Tappa successiva la valle dei templi a Bagan, visitiamo alcune delle migliaia di pagode sparpagliate nella vegetazione, ce ne sono per tutti i gusti e al tramonto c’è l’usanza di arrampicarsi sui tetti per godere dell’ultimo raggio di sole che illumina questa valle antica. Noi donne sedute comode sul furgone a chiacchierare e a impartire lezioni di lingua italiana alla nostra guida che ci stupisce cantando canzoni in italiano per poi proseguire con l’inno nazionale… che ridere! I nostri uomini intanto a dare gas alle loro moto per salire su queste strade ripide di montagna… Kalow è un bel villaggio sul valico in stile alpino con strutture ricettive ben curate, i nostri pranzi sono sempre ricchi buffet nei locali scelti dalla nostra guida, noi ci fidiamo e assaggiamo tutto.
Salendo abbiamo incontrato piantagioni di banane, cavolfiori e palme, ora scendendo nell’altra vallata abbiamo vigneti e pomodori a volontà! Giornata a Inle Lake, ci aspetta una giornata su una lunga piroga a motore che barcolla ad ogni respiro ma almeno siamo comodamente seduti in fila indiana su sedie da regista! Sfrecciamo tra la vegetazione fino ad arrivare ai floating garden, gli orti galleggianti, qui possiamo ammirare pescatori che mentre pescano remano con una gamba, tantissimi fiori di loto, pagode e templi su piccoli pezzi di terra galleggianti. Visitiamo vari laboratori artigianali attrezzati con piccoli pontili per l’attracco e mangiamo degli ottimi Shan noodles su una palafitta, ma la cosa piu interessante è vedere come le persone trascorrosno la loro giornata: scendono dalle loro case di legno su palafitta, prendono la loro piroga, chiudono il cancelletto di casa nell’acqua e si recano ai vari posti di lavoro, (chi a pesca, chi nelle coltivazioni galleggianti e chi al mercato a mostrare la mercanzia), tutti con i visi nascosti sotto grandi cappelli a punta e le guancie colorate con una speciale poltiglia naturale per proteggersi dal sole.
La pioggia non ci da scampo e così rientriamo, rimessi i piedi sulla terra ferma facciamo una ricca merenda in un bar francese nella cittadina turistica (e bruttina) di Nyangshee. Riprendiamo il viaggio per 280 km per recarci nella nuova capitale, sede del governo: strade nuove a 10 corsie desolate, grandi alberghi lussuosi vuoti, sembra una città fantasma… la scorta della polizia turistica ci attende in hotel, visita in notturna a una grande pagoda tutta dorata.. prima di entrare a Yangoon bisogna lasciare le moto in una stazione di polizia e proseguire tutti in furgone, finalmente anche i riders possono riposare un po’..piove ma non rinunciamo a una passeggiata al night market dove l’odore e la vista dei cibi è molto invitante! La mattina successiva è dedicata alla visita della parte coloniale e un giro al vecchio porto, mentre passeggiamo ci imbattiamo in una parata della polizia..divertente! Si ritorna a recuperare le moto e ci si dirige a Kyaikhtiyo, meglio nota come Golden rock, da una zona attrezzata ci si imbarca su camion appositi che, con guida spericolata, ci portano a 1100 mt arrampicandosi su per la montagna su una strada strettissima, a strapiombo e con curve pericolosamente a gomito!!! Qui assaggiamo del riso bianco con cocco disidratato e fiocchi di sale… interessante! La pagoda costruita su questa roccia dorata in bilico sullo strapiombo è una meta ambita sia dai birmani ,che si accampano nel piazzale per giorni, che dai turisti, che si fanno portare i bagagli in hotel dentro a delle ceste caricate sulle spalle degli sherpa… poi c’è chi, senza ritegno, si siede comodamente su una sorta di portantina trasportata da 4 portatori locali e si fa trasportare.. che tristezza!
Il nostro tour è giunto alla fine, gli ultimi chilometri sono verso il confine thailandese, il panorama cambia di nuovo: alte e isolate montagne, templi colorati, case in legno, ristoranti di cucina thai, distese di risaie e piantagioni di alberi da cui si ricava la gomma, la strada è a tratti dissestata e a tratti in costruzione ma almeno non è molto affollata. Pranziamo per l’ultima volta con i nostri accompagnatori, ristorante curato di bamboo sulla sponda del fiume che ci separa dalla Tailandia, alle pratiche di uscita e compilazione scartoffie pensano loro, a noi non resta che fare le ultime foto di rito e ringraziare per l’allegria e la disponibilità dei ragazzi del Myanmar Senses Family…
e così i 4 italiani con una moto e una Lambretta lasciano il Myanmar con la promessa di ritornare!!!